Vicenza 2020, un Mondiale che sta sfumando

Ci hanno messo lo zampino la crisi economica, la debacle della maggior banca di Vicenza, perfino il fatto che il nuovo governo italiano sia un po’della mente di Dio. E il grande progetto del mondiale di ciclismo a Vicenza 2020 sbanda a più non posso, lancia appelli all’economia e alla finanza pubblica. Purtroppo, però, la situazione diventa ogni giorno più difficile e il mondiale di Vicenza, quello che, con una botta di genio, doveva vedere la corsa su strada dei professionisti dipanarsi dalla laguna di Venezia alla Basilica Palladiana, sembra aver imboccato la via della disperazione.
Il Veneto, stando a notizie provenienti addirittura dall’Olanda, sta valutando attentamente la candidatura alle Olimpiadi Invernali del 2026, ma intanto sta per perdere l’opportunità di organizzare i Mondiali di Ciclismo del 2020. Nonostante le smentite del comitato organizzatore, che anche ieri hanno registrato un capitolo importante, il filo che regge la candidatura iridata di Vicenza e del Veneto si fa sempre più sottile ed il punto di rottura, secondo siti molto accreditati come quello della rivista Tuttobici. web, sarebbe vicinissimo. L’Uci, sempre in attesa di notizie sulla “copertura” finanziaria dell’avvenimento, ha fissato una scadenza ultima per giugno (e questa è il frutto di già due proroghe); scadenza che si sta avvicinando a grandi passi, mentre buone nuove all’orizzonte non se ne vedono. Stante la carenza di finanziamenti, anche l’ultima ratio, quella legata ai finanziamenti nazionali, pare proibitiva: difficile immaginare che in breve tempo venga formato in Italia un governo che possa deliberare la sovvenzione necessaria per sostenere la manifestazione. Quindi pare sempre più vicino l’addio al progetto di avere una partenza a Venezia, di coinvolgere tante città della Regione, di avere il traguardo e la festa finale a Vicenza. Secondo quanto anticipato martedì dal quotidiano olandese “Daglblad van het noorden” gli organizzatori vicentini avrebbero già comunicato l’inevitabile decisione ai vertici dell’Uci. E, nonostante la smentita di Moreno Nicoletti, fonti vicine alla Federazione Internazionale confermano che ormai il filo sta per essere definitivamente tagliato. Appare altresì difficile che il presidente del comitato vicentino, l’avvocato Claudio Pasqualin (nella foto), uomo di sport, riesca a sfruttare il suo prestigio nel mondo dello sport per “scucire” da qualche alto ente i milioni necessari per mettere al “coperto” il mondiale. E pensare che giusto nel corso dell’ultimo mondiale, a Bergen, la candidatura veneta sembrava in una botte di ferro e non si avvertivano i primi scricchiolii. Il comitato vicentino che cerca di portare i mondiali di ciclismo del 2020 nel Veneto gi gioca tutto nei prossimi tre mesi abbondanti per ottenere l’endorsement del Governo e il relativo stanziamento dei 7 milioni necessari a innalzare su Vicenza la bandiera iridata. A ottenere la dilazione è stato Renato Di Rocco, il presidente della Federciclo italiana e vice-presidente dell’Uci. È riuscito a bloccare la mannaia che si stava abbattendo sulla candidatura vicentina, convincendo i maggiorenti del ciclismo mondiale a dilatare il tempo a disposizione. Ad aiutare c’era anche il fatto che un’alternativa concreta a quella di Vicenza non risultava. Di Rocco si era pure sbilanciato, affermando che fra due anni, comunque vada, i campionati del mondo di ciclismo si svolgeranno in Italia. Ovvio che Vicenza ha la prelazione, se non altro perché lo scorso settembre è stata individuata come la pretendente papabile. Ma se andasse male al Veneto, tenuto in quarantena dall’attuale Governo per evidenti ragioni di contrapposizione politica, potrebbe approfittarne l’Emilia Romagna, altra terra che ha voglia di mondiale. E intando crescono le candidature straniere che affacciano alla ribalta per cogliere la palla al balzo: l’Olanda (attesa a ore l’ufficializzazione della candidatura), la Spagna (Paesi Baschi) e la Francia, ossia la Bretagna. Niente Belgio: sembra che Bruxelles declini l’invito e punti al mondiale 2021. A giugno sapremo. Ma forse anche prima.
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